I nemici della diffusione dell'hifi

sono le ottuse riviste.

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  1. paulberry
     
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    Quanto sopra in risposta a questo post:

    _________"Caro Gualtiero,sulle prove in cieco e doppio cieco si è letto e scritto tutto ed il contrario di tutto. Certamente l'ansia da prestazione che causa una prova in doppio cieco inficia il risultato, così come il fatto di utilizzare o no panel di ascoltatori "esperti". Detto questo, non faccio fatica a credere che l'Oppo DV980 ti abbia sorpreso così tanto. Allo stesso modo non mi sorprende che ci sia un vero e proprio "muro" di ostracismo da parte di certa stampa, sempre pronta a difendere gli orticelli degli amici degli amici, e di tanti audiofili, sempre pronti nel difendere le (spesso ingiustificabili) spese sostenute. Io me ne sono fatto una ragione...fa parte della vita (nel primo caso) e della psicologia spicciola (nel secondo).Sulla stampa specializzata ho già detto tante volte come la penso e non mi ripeterò.Per quanto riguarda gli audiofili è chiaro che chi ha speso tanto non può sopportare che esistano apparecchi che, costando una frazione di quelle cifre, si permettano quantomeno di "non sfigurare" a confronto. Non è questo tuttavia l'aspetto che li spinge a mostrarsi aggressivi, come hai sperimentato di persona.La ragione è più sottile. Per molti raggiungere un certo "status", quello di audiofilo possidente di grande e costoso impianto, rispettato dagli altri appassionati e magari invidiato, è costato tanta, ma tanta fatica. Spesso chili di cambiali, anni di rate, di enormi bugie in famiglia e Dio solo sa cos'altro ancora. Tale "status", così faticosamente raggiunto, non può essere messo in dubbio da quelli che considerano solo giocattoli. Non può essere, perché significherebbe che altri, con molta meno fatica, potrebbero raggiungere risultati simili. Gli apparecchi in loro possesso, automaticamente, perderebbero di valore ai loro occhi ma, quel che è peggio, agli occhi degli altri. Lo status, raggiunto a costi inimmaginabili, crollerebbe come un castello di carte. Non può accadere!!! Quindi ecco il perché della violenta reazione, dello sbeffeggiamento, del sarcasmo e dell'ironia.L'audiofilo è, per sua natura, psicologicamente fragile ed instabile, ha bisogno di certezze. Queste situazioni anomale sono pertanto pericolose e vanno osteggiate il più possibile. E' un problema tipicamente italiano, dove il mercato dell'HiFi è piccolo e malato di provincialismo. Basta fare un giro sui forum inglesi per accorgersi che, ad esempio, nessuno si vergogna di fare un downgrade all'impianto, passando da componenti più costosi ad altri meno impegnativi, scoprendo così che il costoso upgrade fatto in precedenza non era poi così "fondamentale" come era sembrato inizialmente.Per tornare al discorso delle prove in cieco o doppio cieco...ebbene, queste sarebbero inutili se le persone riuscissero a liberarsi dai pregiudizi e fossero in grado di riconoscere l'effetto placebo dovuto al costo o al marchio di un apparecchio. Personalmente ho un approccio quasi diametralmente opposto. Mi infurio sì, ma quando apparecchi costosi non riescono a giustificare il loro prezzo a confronto con apparecchi più economici. Quando incontro apparecchi che costano pochissimo e vanno bene, invece, ne sono felice perché questo significa che più persone possono godere di un buon suono senza vivere a rate per tutta la vita, pagando con quelle stesse rate la Porsche di altre persone più furbe. Mi dirai: contenti loro, contenti tutti. Il problema è che contenti per davvero non lo sono mai. Ed è questo il vero problema alla base di tutto.Grazie per il prezioso spunto (leggi anche l'ultima lettera di questo volume),
    Lucio Cadeddu"

    E' irritante a parere mio constatare come per l'ennesima e certamente non ultima volta, si pratichi il famoso tiro all'audiofilo. Presumo che, naturalmente, lo scrivente sia scevro, pur essendo appassionato di lungo corso, dai difetti o connotazioni negative di cui si parla. Ma vorrei chiarire subito una cosa. Questo mio thread non vuol essere assolutamente un attacco "Ad personam" al direttore di TNT Audio, ma esclusivamente una piccola e semplice serie di riflessioni sulla parola, su quanto viene affermato. Le considerazioni che in questa risposta si leggono tendono a svilire ancora una volta un certo tipo di audiofilo che pure esiste, ma è soltanto una parte della realtà, una fetta del mare magnum di questa nostra variegatissima comunità audiofila. Sono generalizzazioni che prendono ad assunto l'audiofilo come entità emblematica, come simbolo verso cui rivolgere i propri strali anche un po' irrealistica se mi si consente perchè non è possibile che una determinata categoria umana abbia solo delle connotazioni negative. Sul caso Oppo la nostra bella comunità di Videohifi ha aperto addirittura una sezione del forum con svariati interventi che attestano l'importanza del fenomeno. Il caso dell'"Audiofigo" e cioè l'appassionato che spende una fortuna in oggetti Hi Fi è un Deja Vu, se ne è parlato in abbondanza in più occasioni, ma applicando la legge del contrario ci sono tantissimi audiofili con il portafogli non a fisarmonica, con impianti da 1000 o 2000 euro (come il sottoscritto) dotati di grande pazienza ed amore che affinano continuamente il loro setup con tanti piccoli interventi migliorativi che alla fine fanno la differenza. Proprio recentemente ho avuto modo di apprezzare come delle semplici punte poste sotto i diffusori possano sortire dei risultati davvero sorprendenti sulla qualità del suono e sull'immagine stereofonica, lo stesso dicasi sulla sostituzione del cavo di alimentazione del CDP con uno buono, ma di costo umano. Ma queste cosette sono da audiofili di un Dio minore, non essendo eclatanti non fanno ne testo ne notizia nei grandi editoriali, si possono però trovare nelle "pieghe" dei forum dove semplici appassionati dialogano tra loro tramite questo prezioso mezzo scambiandosi esperienze e suggerimenti. Il primo chiodo è conficcato passiamo al secondo. L'audiofilo è psicologicamente fragile ed instabile, ha bisogno di certezze. Quì si va addirittura nel patologico, ci vorrebbe l'intervento di un buon specialista allora per curare la malattia, uno che infonda fiducia e che ci dia delle certezze con adeguate medicine di basso costo possibilmente, medicine per il popolo. Peccato che la nostra passione si fondi essenzialmente sulla psicoacustica che è il non plus ultra della soggettività e mai come in questo caso si dovrebbe dire "Medice cura te ipsum". L'audiofilo deve auto-convincersi formandosi delle "certezze" che abbattano la sua fragilità psichica costituzionale; è lui stesso che deve curarsi ascoltando, confrontando il più possibile, andando ai concerti da vivo, frequentando le mostre, parlando con altri appassionati, in una parola formandosi quei criteri e quella indispensabile esperienza necessarie a crearsi un'idea precisa su quello che desidera e che vuole raggiungere. Mi viene il sospetto però che neanche questo in fondo sia sufficente perchè, anche con tutta l'esperienza di questo mondo, l'audiofilo cosciente è soltanto uno schiavetto del suo inconscio audiofilo e cioè di quella parte recondita della sua sensibilità che "sente" e che è la vera padrona delle nostre scelte. Un po' come succede con i cibi, i colori...La questione si fà complicata assai, le facili regolette non servono perchè si attraversa quella sottile barriera che dalla luce conduce alla penombra e poi al buio più assoluto. Terzo chiodo: L'audiofilo italiano è chiuso nel suo provincialismo, tifa per un apparecchio piuttosto che per un altro, è dopolavorista, intrippato in certi casi lavora di soppiatto nelle cantine. Una sorta di audiofilo gretto e medievale che non conosce apertura ed obiettività. Presumo che questo audiofilo rifugga anche dagli audioshow. Forse si dimentica che, grazie ad Internet, lo scambio con audiofili di tutto il mondo è diventata una cosa oltremodo facile, se si conosce la lingua (ed è questo il punto) è possibile la partecipazione ai forum e ML di tutto il mondo, crearsi nuovi amici e magari anche andarli a. trovare di persona. Ci sono le mostre, gli audioshow a cui partecipare: Top Audio, Milano High End, CES ed altri che sicuramente mi sfuggono in cui la presenza italiana non manca di certo. Quarto chiodo. L'audiofilo che non frequenta le sale da concerto e che reputa l'ascolto sul suo impianto migliore di quello dal vivo. Nei concerti dal vivo poi la scena non esiste? Non credo. Certo che se si ascolta un'orchestra sinfonica da cento metri di distanza può anche essere, ma se ascoltiamo una quartetto di archi o di fiati da 5 o 6 metri di distanza la scena c'è eccome cosi come se ascoltiamo i Vespri della Beata Vergine di Claudio Monteverdi nella Basilica di San Marco in cui i solisti cantano ad un livello diverso dal coro (in alto) oppure se ascoltiamo la Missa Salisburgensis di Heinrich Ignaz Franz Biber in cui le 97 voci e strumenti sono disposti in modo particolare in cui i solisti, i cori e le sezioni degli archi occupano la zona dell’abside antistante l’altare mentre i fiati, divisi in quattro cori, sono così distribuiti: il coro I e il coro II (ciascuno composto da quattro trombe e percussioni) sono disposti sul lato corto della navata alle spalle degli spettatori, sui due lati della navata si trovano altri due cori di strumenti a fiato (a destra degli spettatori clarini, oboi e flauti, a sinistra cornetti e tromboni). Questa meraviglia , magari riprodotta da un buon multicanale, la scena l'avrà eccome. E dire che si predica tanto la mancanza di pregiudizio.

    Edited by paulberry - 11/2/2008, 10:36
     
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172 replies since 3/10/2006, 14:35   18351 views
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